mercoledì 16 settembre 2015

I deserti della Bolivia che non sono poi così deserti

Seduti, la nonna ed io, nel deserto
salato di Uyuni
Ciao, nipote.

L'avventura che stiamo vivendo io e la nonna qui, in Sud America, sembra non avere mai fine: dopo aver visitato i siti Inca del Perù, ora stiamo girando in Bolivia, e siamo appena arrivati a Potosì dopo aver viaggiato nei deserti del sud del paese per tre giorni, in compagnia del nostro autista Zenon, dal nome filosofico (eh, un giorno forse lo studierai anche tu) e dalla grande simpatia e cortesia.

I deserti li abbiamo visti tutti: da quello immenso di sale, una distesa bianca che, vista dalla sommità dell'isola Incahuasi, pare un mare che la circondi, a quelli di sabbia dove il vento ha scolpito le rocce gettate lontano dai vulcani per trasformarli in sculture come quelle di famosi artisti, a quelli di roccia e pietre, senza un filo d'erba che vi cresca.
La Laguna Colorada ed i suoi
rossissimi fenicotteri

martedì 25 agosto 2015

London calling #6: finalmente, i cigni

Il T-Rex pronto a sbranarci,
al Natural History Museum

Ciao, nipote.

Ultimo giorno, e lo dedichiamo ad approfondire le visite in due dei posti che ti sono piaciuti di più: il Museo di Storia Naturale, e il Museo della Scienza.

Fatto i bagagli e fatta colazione, salutiamo Susan (che rivedremo poi a pranzo) e ci trasciniamo io lo zaino e tu il trolley fino alla zona dei musei, vicino a South Kensington, per lasciarli al guardaroba del Victoria and Albert Museum: dopo un attento studio la sera prima, abbiamo scoperto che è l'unico posto in cui si può lasciare in custodia per tutto il giorno un bagaglio - dimensioni massime: bagaglio a mano d'aereo - in cambio di una mancia; tutti gli altri luoghi, invece, costano dalle 5 sterline in su...

Poi, puntiamo diretti al Museo di Scienze Naturali, dall'altra parte della strada. Susan suggeriva di andare a vedere l'esibizione di farfalle, io ti ho parlato della sezione dinosauri, risultato: dinosauri battono farfalle millemila a zero. E, d'altronde, vuoi mettere l'opportunità di vedere un T-Rex in dimensione naturale che si agita e ruggisce? Per non parlare poi della sala dei mammiferi, con lo scheletro di una balenottera azzurra e una balena megattera intera... altro che farfalle!

lunedì 24 agosto 2015

London calling #5: le guardie cambiano, gli amici restano

Una guardia a cavallo
in posa vicino ad Anna

Ciao, nipote.

E' domenica, e come quasi sempre accade le previsioni del tempo non erano azzeccate: invece dei previsti acquazzoni, c'è un bel sole che splende. Sarà che siamo fortunati, sarà il caso, noi comunque ne approfittiamo, ed andiamo a Buckingham Palace per vedere la cerimonia del cambio della guardia. Che ogni giorno, preciso preciso, accade alle 11:30. E noi non siamo gli unici a saperlo...

Già mentre stiamo attraversando Green Park cominciamo a notare un aumento del numero di turisti, che si fa marea quando sbuchiamo sul Mall, il grande viale che porta al palazzo reale. Sono ancora le 10:30, ma ogni posto dietro le transenne sembra essere già occupato. Chiediamo ad un poliziotto da dove arriverà il corteo oggi, e lui ci confessa di non esserne sicuro... ringraziamo, poi per caso adocchio un po' di spazio sulla rotatoria proprio davanti al palazzo, in prima fila: giusto un posto e mezzo, ma è quello che ci serve; intorno a noi, famiglie di turisti italiani e indiani (dell'India).

Siamo fortunatissimi: quando arrivano i due drappelli di guardie, con tanto di fanfara, ci passano proprio davanti, entrando dai due cancelli principali, mentre le forze di sicurezza si accertano che nessuno provi a tagliargli la strada; e noi possiamo vederli nello splendore delle loro uniformi, e cercare di capire se in cima a quei copricapi ci sono davvero uccelli che fanno il nido. Appena entrato il secondo gruppo, gli attraversamenti vengono liberati, e noi ci affrettiamo verso la recinzione del palazzo, dove ti carico sulle spalle per permetterti di vedere tutto lo spettacolo del cambio della guardia oltre la cortina di turisti accalcati. Come in prima fila!

domenica 23 agosto 2015

London calling #4: navigando le rotte degli oceani

Anna Polena, nella collezione
del Cutty Sark a Greenwich
Ciao, nipote.

Quarto giorno di questo viaggio in cui tu stai cercando di fare un po' di pratica d'inglese (per il momento, però, sai solo dire con convinzione "yes", "mind the gap" e "this is a train to Wimbledon station"). Viste le previsioni, che danno pioggia per domani, abbiamo deciso di anticipare la nostra escursione a Greenwich, quartiere fuori Londra noto per la sua storia marittima e per aver dato il nome al meridiano e al fuso orario omonimi.

Da Waterloo, giusto sotto il grande cerchio del London Eye, ci imbarchiamo su uno dei clipper, i battelli che percorrono su e giù il Tamigi, alternativa ottima alla sotterranea metropolitana se si vuole godere della vista di un po' degli edifici della città, oltre a respirare un po' d'aria fresca. All'inizio lentamente, per fermarsi spesso a raccogliere e depositare viaggiatori, la barca poi accelera, e in meno di un'ora ci porta a destinazione, passando sotto il bellissimo Tower Bridge e dandoci modo di ammirare la forma affusolata dello Shard.

Arrivati poco prima di mezzogiorno (che ci sono da considerare anche i lavori lungo la metro, la coda per i biglietti e, sì, ok, il fatto che non siamo stati proprio proprio mattinieri), andiamo subito a visitare il Cutty Sark, il bellissimo veliero che nella seconda metà del secolo XIX navigava sulla rotta delle Indie per il commercio del tè, prima, e della lana, poi. Un clipper velocissimo, che prende il nome dalla camiciola ("cutty sark", in scozzese) indossata dalla strega Nannie, raffigurata nella polena della nave. E proprio Nannie incontriamo, mentre nello spazio ricavato sotto la chiglia ci racconta le vicende legate al vascello. Un vascello che riusciamo a visitare in ogni suo angolo, dalla chiglia al ponte, da prua a poppa, grazie al bellissimo spazio espositivo che vi è stato allestito, che ci permette di imparare un sacco di cose.

sabato 22 agosto 2015

London calling #3: la scienza, la fede e la magia


Vista eccezionale dalla cupola
della cattedrale di Saint Paul
Ciao, nipote.

Terzo giorno di viaggio, e abbiamo deciso di dedicarlo ad un sacco di temi: scienza, religione e cinema.

Cominciamo quindi, dopo una buona colazione a casa di Susan, che questa mattina è uscita presto, dallo Science Museum. Non ci sono mai stato, in passato, e ne ho sentito parlare molto, quindi era tra le cose che volevo suggerirti per questi soggiorno; e anche tu lo avevi trovato nelle guide che hai consultato prima di partire, recuperate da quella santa donna di tua madre in biblioteca.

Subito ci accoglie una sala enorme, piena di vecchie macchine a vapore, quelle che hanno dato il via alla Rivoluzione Industriale, e tanti altri marchingegni. Noi, scaltri come faine, per evitare le masse che poi arriveranno andiamo velocemente al banco delle prenotazioni e, usando una delle tante agevolazioni dateci dal 2x1 collegato al biglietto del treno usato per raggiungere Londra dall'aeroporto, acquistiamo due ingressi per il cinema 4D, dove mezz'ora dopo stiamo viaggiando a bordo di un razzo Apollo per raggiungere la luna, accompagnati da sobbalzi, soffi d'aria, sbuffi di vapore e suoni di esplosioni ovunque. E per fortuna che ci siamo andati subito: quando usciamo, ancora un po' sobbalzanti, scopriamo che il museo si è riempito di ciurme di bambini urlanti e di turisti spaesati.

Noi, le faine, ci riguardiamo il piano terra, con i suoi mezzi di trasporto e macchinari degli anni passati, e poi cominciamo a salire pian piano gli altri piani, dove le ciurme non sono ancora arrivate, e dove scopriamo tesori inestimabili: videogiochi che ci permettono di simulare una rete elettrica o una città, enormi schermi che ci scompongono in pallini colorati, a simboleggiare gli elementi che sono parte di noi, mostre sui tessuti ed i materiali della serie "tocca e rabbrividisci", e tanto ancora. E le ciurme, niente... sono occupate a fare la fila per i simulatori di volo.

Due ore e mezza, e poi usciamo, balziamo sulla metro e raggiungiamo Saint Paul, la cattedrale dalla cupola gigantesca (la seconda della cristianità, se non erro), dove incontriamo Judith e Audrey, che a giugno avevano viaggiato in un mio tour e che si sono offerte di farci da guide. E non solo: Judith, lavorando per la parrocchia, ci procura i biglietti gratis per l'ingresso (cosa che, visti i costi di Londra, dove ogni cosa sembra costare 18 sterline, è davvero gradita).

venerdì 7 agosto 2015

London calling #2: il giardino tra le nuvole

Seduti nello Sky Garden, con dietro
di noi il "cetriolo" e la "grattugia"

Ciao, nipote.

Il secondo giorno a Londra si apre, dopo una rilassante nottata (non necessariamente scontata: per fortuna, hai smesso di scalciare come facevi nel sonno anni fa, se no condividere un letto, seppure grande, sarebbe stato assai doloroso), con una buona colazione, che la nostra amica Susan, in piedi fin da prima di noi, ci ha preparato.

Io questa mattina, come ti avevo annunciato, devo fare un salto negli uffici di Journey Latin America, il tour operator per cui lavoro solitamente d'inverno, per parlare della nuova stagione e fare il punto su quella passata; tu hai forse un programma molto più interessante: Susan si è infatti offerta di portarti a visitare Richmond Park, uno dei bellissimi parchi di Londra, a caccia (fotografica) di cervi.

Il tuo inglese mi fa presagire una conversazione ridotta, tra voi due. Ma quando vi reincontro, all'ora di pranzo, all'ombra di quell'alto Monument messo a ricordo del grande incendio di Londra e delle sue vittime, mi raccontate invece di una stupenda mattinata, e mi mostri delle belle foto del branco di cervi che avete incontrato (ché, sai, alle volte nei parchi così grandi i cervi se ne stanno da una parte completamente diversa da quella in cui ti trovi tu).

Mangiamo qualcosa in una caffetteria vicina, e poi alle 2 e un quarto arriviamo alla base della Walkie Talkie tower, un grattacielo così soprannominato perché... già, assomiglia ad un Walkie Talkie. Ho prenotato i biglietti da settimane, così controllati i documenti ci fanno salire nel velocissimo ascensore che ci spara su, su, su fino al 35° piano, per visitare il giardino più alto della città: costruito in cima ad un grattacielo, acciaio e vetri (molto puliti), permette di ammirare una vista fenomenale su Londra. "Ecco il Tower Bridge, ecco lo Shard, ecco pure la cupola della cattedrale di San Paul (che visiteremo domani)". Per avvistare il Big Ben e Westminster bisogna usare i cannocchiali messi a disposizione, la distanza è molto grande; mentre il "cetriolo" e la "grattugia per formaggio" (altri due grattacieli dalle forme bizzarre) sono giusto dietro di noi, e appaiono nella loro stranezza sullo sfondo degli edifici più bassi del resto della capitale britannica. Ma a te quel che interessa di più sono i fiori del giardino, a quanto pare: scatti più foto a quelli che al panorama, con grande sorpresa di Susan e mia.

martedì 28 luglio 2015

London Calling - l'inizio di un'avventura

Pronti a partire per
Londra
Ciao, nipote.

Il nostro viaggio a Londra è terminato, così ho pensato di scrivere qui nel blog un piccolo diario per ricordare quei 6 giorni passati assieme nella capitale britannica. Cominciando dal volo d'andata, ovviamente. Volo che tu hai affrontato abbastanza bene ("sono già andata a Parigi", mi hai detto), seppure con qualche timore al momento del decollo; poi, però, lo spettacolo messo su dall'equipaggio della RyanAir, che venderebbe pure i vestiti pur farti sborsare qualcosa, e lo spettacolo ben migliore del sole sopra la bianca distesa di nuvole, ti han dato più di un motivo per distrarti, e allora il volo è... volato.

L'atterraggio ci lascia piacevolmente sorpresi, la temperatura è ben più bassa che in Italia, finalmente respiriamo. Non durerà molto, però: appena sparite le nuvole, ecco che il caldo si fa sentire nuovamente.

Prendiamo il treno Stansted Express fino alla stazione di Tottenam Hale, poi - comprata la tessera Oyster, indispensabile per viaggiare a Londra senza dover impegnare un rene ogni volta - saltiamo sulla metropolitana per la stazione di Vauxhall, da dove prendiamo una sorta di metropolitana esterna per raggiungere Wimbledon, il villaggio dove abita la nostra ospite, Susan.

domenica 21 giugno 2015

La sirena e l'abate

La sirena Leucosia veglia sul paese
di san Marco di Castellabate

Ciao, nipote.

Sono sul treno che mi riporta a casa, dopo aver passato una settimana in tour a San Marco di Castellabate, in provincia di Salerno (un po' sotto Napoli, per intenderci). Un luogo molto bello e tranquillo, con un albergo davvero ottimo, una spiaggia sabbiosa ed un porticciolo pieno di barchette di pescatori; tanto bello che è stato utilizzato, qualche anno fa, come ambientazione per il film "Benvenuti al Sud".

Ma il luogo era famoso già da prima, per due personaggi altrettanto importanti per quanto molto diversi: un abate ed una sirena.

Narra la leggenda che la sirena Leucosia abitasse in quest'area e qui, assieme alle sue sorelle, cercasse di incantare i marinai di passaggio grazie al proprio bel canto, attirandoli fino agli scogli dove le loro navi facevano naufragio e dove le tre magiche creature se li mangiavano. Persino Ulisse si trovò a passare da queste parti, rischiando di interrompervi definitivamente il suo viaggio; ma lui, che era furbo come una dozzina di volpi, tappò le orecchie dei suoi marinai con la cera, e si fece legare all'albero maestro della nave; potè così ascoltare il famoso canto senza correre alcun pericolo.

martedì 19 maggio 2015

Cinque Terre, cinque perle lungo la costa ligure

Manarola, forse la più piccola
delle Cinque Terre
Ciao, nipote.

Hai mai sentito parlare delle Cinque Terre? Forse tu no, ma ti assicuro che tutti i turisti che vengono in Italia sanno non solo che esistono, ma anche esattamente dove si trovano: sulla costa ligure di levante (ovvero, quella orientale), all'interno di un Parco Naturale nazionale istituito nel 1999 per preservare loro e alcune altre località (Portovenere e le tre isole Palmaria, Tino e Tinetto).

Terre, in passato, significava villaggi. Ecco quindi che le Cinque Terre sono cinque villaggi (da nord a sud: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore), spuntati pressapoco intono al 12°-13° secolo su uno dei tratti di costa più scomodo e scoscesi di tutta la zona. Gli uomini che li fondarono avevano deciso solo allora, dopo aver abitato per secoli sulle colline più entroterra, di avvicinarsi al mare, una volta che gli attacchi dei pirati e dei saraceni si erano ridotti fino ad un limite accettabile. Il motivo è presto detto: era più facile usare il mare per pescare e commerciare, che vivere solamente di olive e vino e dover camminare per ore se non giorni per raggiungere le altre località lungo sentieri impervi.

sabato 2 maggio 2015

Far la vita dello scoiattolo

Tu che superi con nonchalance
uno dei tanti ponti "tibetani"
Ciao, nipote.

Quanto ci siamo divertiti, domenica scorsa, al parco avventura Le Fiorine di Teolo? A spasso tra le cime degli alberi, attaccati a funi, cavi e carrucole, è stata una mattinata incredibile!

Tutto era nato come regalo di compleanno (in ritardo, ma tanto lo sappiamo che quando fate gli anni tu e tuo fratello io sono sempre via; sennò, che Zio Giramondo sarei?!) per il piccolo Marco, desideroso di mettere di nuovo alla prova le sue abilità ginniche. Così, una bella domenica di aprile siamo andati con tutta la tua famiglia sui colli euganei, e tutti - tranne babbo Davide, che non voleva rischiare di forzare la sua caviglia - ci siamo dati ai percorsi più o meno difficili sospesi nel bosco.

Il primo, ovviamente, è stato il festeggiato, che non appena ha scoperto l'ebbrezza della velocità, attaccato a quella carrucola lungo il cavo d'acciaio, non l'ha più fermato nessuno: rincorse, giravolte, mancava solo che lo facesse a testa in giù.

Anche tu, però, ti sei dimostrata agile come un leone e coraggiosa come uno scoiattolo... no, scusa: agile come uno scoiattolo, e coraggiosa come un leone. Non hai avuto un filo di paura, riuscendo a superare tutti gli ostacoli che, chi ha costruito i vari percorsi, ha introdotto per il suo e nostro divertimento.

lunedì 23 marzo 2015

Un luogo per fabbricare amici di peluche

Eh sì, non ci sono solo orsetti...
trova gli intrusi in questa foto!

Ciao, nipote.

L'altro giorno, mentre passavo per Londra, vicino a Covent Garden mi sono imbattuto in un luogo fantastico, in cui l'immaginazione di ogni persona, grande o piccina, può diventare realtà: un negozio in cui entri e crei il tuo orsacchiotto di pezza, dal nulla, proprio come lo vuoi tu.

Tu dirai che ci vuole un po' di magia, o almeno tanta abilità con ago e filo. E, invece, no: basta seguire le indicazioni. Per prima cosa, uno sceglie la pelle dell'orso. In realtà, non si tratta di orsacchiotti: draghi sdentati e unicorni sono anch'essi presenti, e pure le tartarughe esperte di arti marziali. Però, l'orso la fa da padrone.

mercoledì 18 marzo 2015

Un palazzo per salvare Dante

Tomas, la mia guida
all'interno di Palacio Barolo
Ciao, nipote.

Sicuramente hai sentito parlare di Dante Alighieri, poeta e scrittore toscano del tredicesimo secolo, famoso per aver composto l'autore delle Divina Commedia, universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale.

Ne aveva sentito parlare anche il signor Luigi Barolo, imprenditore tessile di grande successo in Argentina, che anzi era davvero un ammiratore di Dante, tanto da far costruire nei primi anni del secolo scorso un palazzo a Buenos Aires, conosciuto ora come Palacio Barolo.

Un palazzo davvero speciale, il suo, pieno di riferimenti alla Divina Commedia: è alto 100 metri, così come 100 sono i canti dell'opera dantesca (33 per l'Inferno, 33 per il Purgatorio, 33 per il Paradiso, più 1 che fa da introduzione), ed è diviso appunto in 3 sezioni per un totale di 22 piani, così come 22 sono le terzine di ogni canto. Gli interni, anch'essi creati dall'architetto Mario Palanti, sono caratterizzati da decorazioni in forma di draghi, di mostri, di diavoli, di angeli.

giovedì 26 febbraio 2015

Un vento che spazza e spezza

Il vento increspa la superficie
dei laghi nel parco Torres del Paine
Ciao, nipote.

La Patagonia è una terra che cambia ogni giorno, ed ogni giorno ti sorprende: un giorno c'è il sole, un giorno piove, poi comincia a montare il vento e non lo fermi più, e lui passa e spazza via tutto, dalla sabbia alle persone.

E' proprio quello che ci è capitato, a me ed al mio gruppetto di 8 viaggiatori (più la guida Jacqueline, svizzera), l'altro giorno, all'interno del parco nazionale cileno Torres del Paine: stavamo giusto camminando lungo la via del ritorno verso l'ostello in cui avremmo passato un'altra notte, e ci siamo imbattuti in forti raffiche di vento. Ma non un vento normale: le raffiche, molto forti, soffiavano sopra i laghi del parco, increspandone la superficie, per poi raggiungere le rocce e gli escursionisti che si trovavano vicino ad esse.

domenica 8 febbraio 2015

Panorami patagonici

Un albero di lenga si inchina
al sole del pomeriggio
Ciao, nipote.

Sono tornato un'altra volta in Patagonia, in fondo al Sud America, e di nuovo in luoghi spettacolari, con ghiacciai lunghi qualche chilometro, torri di puro granito, boschi sconfinati e un'aria fredda che muove rapidamente le nuvole nel cielo.

Ad El Chalten, in Argentina, siamo rimasti due giorni, con il gruppo. Considerata la capitale del trekking, in realtà si tratta di un villaggetto di poche migliaia di persone (poco più grande di Castegnero, ad occhio e croce), circondato però da uno dei parchi nazionali più belli del paese, con stupende montagne coperte di ghiaccio e neve dove la storia l'hanno fatta alpinisti italiani come i "ragni di Lecco", scalando vette che agli altri sembravano inaccessibili.

mercoledì 21 gennaio 2015

I faccioni dentati di San Agustin

Una delle facciotte di pietra
della zona di San Agustin
Ciao, nipote.

Dalla costa caraibica della Colombia, mi sono aggregato ad un tour guidato da Elizabeth per alcuni giorni, visitando con loro prima la capitale Bogotà e poi la zona di San Agustin, a ridosso delle montagne.

Si tratta di una zona in cui una civiltà antica ha lasciato tombe e bellissimi idoli di pietra, dalle facce bizzarre, a volte pure simpatiche. Non si sa molto di quel popolo, perché non ha lasciato testi scritti; ma archeologi di tutto il mondo dopo anni di studio sono riusciti ad interpretare molti dettagli delle statue, riuscendo a raccontarci almeno una parte della storia.

giovedì 15 gennaio 2015

La grande muraglia di Cartagena de Indias

La bandiera colombiana
sventola sopra le mura di Cartagena

Ciao, nipote.

Sono giunto in Colombia, per la precisione a Cartagena (Cartagena de Indias, per non confonderla con l'omonima città della Spagna; il suffisso "de Indias" deriva, come avrai capito, dall'idea che avevano ancora gli spagnoli di essere arrivati nelle Indie, per colpa dell'"errore" di Cristoforo Colombo).

Una città la cui storia è sempre stata associata ai pirati e ai corsari, che continuavano ad attaccarla per depredarla, tanto che ad un certo punto si dovette prendere una decisione molto impegnativa: dotare Cartagena di una cinta muraria di ben 12 km. 12 km, sì, hai letto bene: praticamente, la distanza tra casa nostra e Vicenza, tutta fatta di mura  .